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C’era una volta la macchina da scrivere…un viaggio tra le parole di ieri e di oggi

C’era una volta la macchina da scrivere…un viaggio tra le parole di ieri e di oggi

Sono nata nel sud Tirolo (Trentino Alto Adige) tra il 1864 e il 1869 da Peter Mitterhofer, un falegname e carpentiere con doti di inventore che si recò a piedi da Parcines a Vienna, per mostrarmi all’imperatore Francesco Giuseppe, il quale non colse l’importanza commerciale del prototipo che venne invece apprezzato dall’altra parte dell’oceano. Nel 1865 fu infatti Philo Remington ad intuire la mia potenzialità commerciale: egli trasformò in società per azioni la E. Remington and Sons, allora una fabbrica d’armi e per diversificare la produzione, a partire dal 1874 iniziò a produrmi in mille esemplari. Successivamente venni creata dalla Underwood, un’altra società americana già produttrice di nastri inchiostrati, che iniziò a replicarmi con modelli sempre più avanzati e nei successivi trent’anni fui venduta in milioni di pezzi in tutto il mondo. Nel corso del tempo ho avuto tanti nomi : “Typer-Writer”, “Remington N.1”, “Olivetti M1”, solo per citare quelli che mi hanno resa famosa. Questo ultimo mi venne dato in Italia dove diventai molto nota grazie all’intuizione geniale di Camillo Olivetti che nel 1911 mi presentò all’Esposizione internazionale di Torino.

 

Inizialmente ero piuttosto grande e pesante ma presto nacque l’esigenza, da parte di scrittori e giornalisti, di portarmi con loro durante i loro spostamenti o i loro viaggi, così venni progettata e realizzata in una versione portatile, più compatta, funzionale, leggera, esteticamente gradevole e dotata di una comoda valigetta. Venni progettata da famosi designer e ingegneri e nel 1900 fui prodotta per la prima volta in versione elettrica: l’impiego di una sfera con impresso i caratteri permise la sostituzione dei martelletti e i tasti con modalità sbianca-errori e display, consentirono una scrittura più veloce e uniforme. Da quel momento venni continuamente perfezionata e la mia diffusione nel mondo mi portò ad essere presente in ogni abitazione cittadina e in ogni ufficio. Il mio arrivo ha permesso di rivoluzionare il modo di comunicare rendendo più semplice e veloce la scrittura di ogni genere di testo. La mia diffusione ha inoltre consentito la nascita di una nuova figura professionale, quella della dattilografa, dando vita ad una generazione di nuove lavoratrici e contribuendo così all’emancipazione femminile.

Tuttavia, mentre ero all’apice della mia diffusione in tutto il mondo, silenziosamente da qualche parte del pianeta iniziava ad affacciarsi la prima architettura di Internet: una rete di comunicazione militare studiata per sopravvivere ad un attacco nucleare, denominata Arpanet. Le prime forme di interazione online possono essere ricondotte alle BBS (Bulletin Board System) che emersero per necessità di messaggistica e scambio file in alcune reti universitarie a partire dai primi anni’70. In pochi anni Arpanet allargò i suoi nodi oltreoceano: negli anni ’80 in Francia inizia la costruzione della rete Cyclades, mentre la rete norvegese Norsan permise il collegamento di Arpanet con lo University Collage di Londra. Dopo Norvegia e Inghilterra, l’Italia fu il terzo Paese a connettersi in rete: la connessione avvenne il 30 aprile del 1986 all’Università di Pisa dove era presente un gruppo di ricerca fra i più avanzati in Europa. Fu tuttavia a partire dagli anni ’90 che ebbe inizio la crescita esponenziale di Internet: nel 1991 il Governo degli Stati Uniti d’America emanò una legge con cui per la prima volta venne prevista la possibilità di ampliare, per opera dell’iniziativa privata e con finalità commerciale, una rete Internet fino a quel momento rete di computer mondiale di proprietà statale destinata al mondo scientifico. Sempre in quell’anno al CERN di Ginevra venne definito il protocollo http (HyperText Transfer Protocol), il sistema che permise una lettura ipertestuale dei contenuti. Nel 1993 venne realizzato il primo browser (Mosaic) che rivoluzionò profondamente il modo di effettuare le ricerche e di comunicare in rete, nacque così il Word Widw Web (www). In pochi anni si assistette ad una crescita e diffusione costante di accessi in rete da parte di computer privati. Un successo che portò la rete a cambiare la società umana rivoluzionando, in poco tempo, sia il modo di relazionarsi delle persone sia quello di lavorare: un’enorme rete di documenti contenenti testi, immagini, suoni e animazioni distribuiti tra i vari nodi di Internet e collegati tra di loro fino a formare una trama virtualmente invisibile.

E’ in quegli anni che decine di cubi bianchi dotati di uno schermo e collegati tramite un filo ad una silenziosa tastiera, mi sostituirono in tutto il mondo. Da quel momento iniziò la transizione verso quel mondo digitale nel quale viviamo oggi che ha definitivamente seppellito l’operoso ticchettio della mia tastiera.

Internet divenne così lo strumento d’informazione per eccellenza: uno strumento di massa, aperto alla divulgazione di notizie consultabili in modo intuitivo e alla vendita di prodotti e servizi. Un sistema che permise la comunicazione ad ogni ora del giorno e della notte, in ogni parte della terra. La diffusione in Internet, una gigantesca piattaforma di interazione dove tutti hanno accesso, i social media, i social network e l’utilizzo di strumenti tecnologici come smartphone e tablet, sono diventati un fenomeno di rilevanza storica che hanno cambiato l’interazione sociale tra le persone rivoluzionando il modo di comunicare e di scrivere: se da una parte tutto ciò ha permesso di comunicare di più e più velocemente, dall’altra ha creato maggiore distanza tra le persone e ha dato vita ad una comunicazione silenziosa.

Da sempre l’uomo ha avvertito l’esigenza di comunicare ai posteri emozioni, pensieri, esperienze o tutto ciò che riteneva potesse essere utile, prima oralmente e poi in forma scritta: pitture rupestri, manoscritti redatti da monaci amanuensi, fino ad intere biblioteche con numerosi volumi di grandi dimensioni, lettere scritte con su carta profumata e colorata che impiegavano molto tempo ad arrivare, cartoline spedite agli amici più cari dai luoghi di villeggiatura o durante un viaggio.

Per tanti anni sono stata la compagna di viaggio di letterati, giornalisti, scrittori e artisti di ogni genere e in ogni parte del mondo, dando loro voce. Ho trascorso notti insonni, ho raccolto centinaia di opere scritte in ogni parte del Pianeta, ho trascorso freddi inverni e caldi estati assaporando la brezza marina mentre le parole scorrevano nelle pagine. Ho pianto e sorriso sentendo le emozioni di quelle vibranti e sonore parole imprimersi con l’inchiostro e comporre melodiose sinfonie. Oggi mi trovo in qualche museo o impolverata e abbandonata in qualche cantina o soffitta di qualche vecchia casa o in qualche mercatino dell’antiquariato, ma il ricordo di quei tempi, accompagneranno per sempre le memorie delle mie sonore parole.

 

 

 

 

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