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Il Grande Inganno – Parte II

Il Grande Inganno – Parte II

‘Nessuno è più disperatamente schiavo di colui che si ritiene libero senza saperlo’

J.W. Von GOETHE

Ho sempre avuto la strana sensazione di vivere all’interno di un grande contenitore composto a sua volta da altri involucri, ciascuno con regole, comportamenti e credenze che dovevano essere accettate senza possibilità di dubbio, semplicemente perché accolte dalla maggioranza. Ho sempre osservato con criticità ciò che mi accadeva intorno, chiedendomi spesso se fosse reale o piuttosto una sorta di ologramma creato per celare le vere verità.

Le nostre vite, impostate da una grande regia, scritte da abili sceneggiatori e messe in atto da invisibili manovratori, sono semplici pellicole proiettate in una grande sala cinematografica composta da una vasta platea di persone: spettatori inconsapevolmente dormienti che osservano lo scorrere dei fotogrammi della loro vita e di quelle altrui. Ignari personaggi di un triste romanzo dell’esistenza che hanno accettato come l’unica realtà possibile. Un grande ologramma dentro al quale siamo stati abituati a vivere sin dai nostri primi passi in questa dimensione, una gabbia senza mura né sbarre, invisibile ad uno sguardo poco attento, ma con strutture di pensiero potentemente limitanti. Una possente regia dotata di robuste braccia tentacolari, ha avvolto ogni aspetto della nostra esistenza: dall’istruzione, alla religione arrivando all’occultamento della vera scienza e della vera medicina, manipolando persino la comunicazione.

Abbiamo accettato come vero un infinto e vorticoso groviglio di abitudini, pensieri e credenze che ci hanno adattati a dare una grande importanza al lavoro che svolgiamo, arrivando persino ad accettare come normale l’identificazione con esso; ci siamo abituati a considerare solo il lato serio, razionale e composto del nostro agire, perdendo il senso e la bellezza di una risata che possa nascere spontanea e in modo inatteso, anche senza un apparente motivo; ridere è infatti uno di quei gesti che siamo stati abituati a considerare come atteggiamento fuori luogo se non avviene in un ambiente e in una circostanza ad esso dedicati: grazie ad alcune trasmissioni televisive, abbiamo persino demandato la risata a qualcuno che per lavoro ce la procura. Un bambino che ride in classe è mal visto e gli viene impedito; così facendo quel bambino diventerà un adulto che correrà tutta la vita dietro a impegni, denaro, beni materiali, senza prestare più alcuna attenzione a ciò che realmente di bello lo contorna.

Ci hanno fatto credere in una religione costruita al solo scopo di dominare le menti, nella quale emerge con prepotenza il pensiero che l’essere umano non sia degno; una catechesi improntata sul concetto del peccato la cui redenzione avviene tramite istituti come la confessione. Una religione che domina utilizzando l’arma della paura, soprattutto quella della morte, senza mai aprire le coscienze ad una diversa verità, che è quella che attiene alla realtà oltre il velo, all’anima immortale e al viaggio in questa dimensione, vivendo ogni suo passaggio con gioia, perché perfettamente consapevoli che nulla finisce, ma tutto si trasforma, da denso a sottile.

Abbiamo accettato come giusti metodi di istruzione massificati, senza tenere in considerazione le diversità nelle attitudini e nelle capacità di apprendimento, mercificando come vere scienze obsolete e menzognere e occultando volutamente altre verità scientifiche, quelle che avrebbero permesso un progresso sia nello sviluppo di un pensiero critico che probabilmente tecnologico, a beneficio di un’intera umanità, ma a danno di una ristretta cerchia.

Per molto tempo abbiamo creduto che agissero per il nostro bene, loro, senza minimamente sospettare che dietro a quelle parole e azioni, si celasse tutt’altro: tutti gli esseri viventi possiedono un potere di guarigione del tutto naturale che deriva dalla forza vitale intrinsecamente connessa con la loro anima. Una forza che dirige, sincronizza e armonizza tutte le attività biologiche per mantenere il corpo in salute, agendo in modo benefico e mai contro di lui. Il corpo fisico è energia condensata che, tramite il suo stesso potere energetico, è in grado di cicatrizzare una ferita, ricostruire i tessuti danneggiati o ridensificare un osso. Abbiamo accettato come unica strada percorribile, che sia qualcuno di esterno a noi a risolvere un problema al posto nostro, senza mai prendere in considerazione il fatto che siamo noi stessi che, avendo la consapevolezza di poter gestire le forze del nostro corpo, siamo chiamati a indagare sulla causa e sulle emozioni che hanno generato quel sintomo; solo allora, in sintonia con la nostra vera profondità, verrà innescato quel processo naturale che porterà come risultante la guarigione del corpo fisico, poiché in primis sono state sanate ferite o disarmonie a livelli più sottili.

Solo in questa visione più consapevole, la medicina odierna potrà divenire scienza etica e spirituale. Quando tutti gli scienziati e i medici avranno compreso che non siamo solo un corpo fisico, ma che attorno ad esso danzano i nostri corpi sottili, allora tutta la medicina sarà in grado, in un simbiotico lavoro di reciproca fiducia tra medico e paziente, di individuare la causa, liberarsene prendendone coscienza e, insieme agli opportuni rimedi e medicine indentificate a seconda della persona, lasciare al corpo attraverso la sua forza vitale, il compito di occuparsi della guarigione, senza nutrire l’energia della malattia, ma al contrario attivando le forze guaritrici che sono già in noi, capaci di ripristinare lo stato di salute. In questa visione olistica della scienza, la medicina sarà in grado di curare, ma sarà il corpo stesso a guarire.

Abbiamo accettato l’idea che il nostro valore dipenda strettamente da ciò che possediamo; ma che valore ci potremmo dare se al sorgere di un nuovo giorno, quel mezzo di puro scambio, chiamato denaro, venisse improvvisamente eliminato? Ci siamo abituati a lavorare una vita intera, impegnando le energie a nostra disposizione in una sola direzione, senza prendere in considerazione che il vero lavoro in questo piano dimensionale è tutt’altro.

E se ad un certo punto quel programma non andasse più in onda? Se improvvisamente quelle antenne con cui ricevevamo la connessione a quel programma che ci ha tenuti imbavagliati e dormienti, non ricevessero più quelle frequenze a cui siamo stati sintonizzati per lungo tempo, cosa accadrebbe? La proiezione di quel film si arresterebbe di colpo, le luci della sala si accenderebbero e la platea si alzerebbe in piedi per raggiungere l’uscita e, disorientata, si renderebbe conto che esiste una diversa luce, fuori da quella sala. In quel preciso istante qualche personaggio di quel triste romanzo si renderebbe conto di essere molto di più, di essere esso stesso il passeggero di un viaggio molto più complesso e importante che è stato chiamato a compiere tornando in questo piano di esistenza: potrebbe così iniziare il suo vero peregrinare, nella direzione giusta per lui, per attraversare un sentiero, oltrepassare un confine e incontrare tutti quei paesaggi interiori che è venuto per osservare, affinché la sua vita fosse evolutiva e trasformativa. Ogni individuo ha, in questo momento, la possibilità di acquisire, giorno dopo giorno, la capacità di interagire con una nuova cultura della consapevolezza e una rinnovata energia: un magico salto quantico e un avventuroso viaggio all’interno della sua stessa essenza. Siamo interconnessi con un’intelligenza superiore che ci permette di avere accesso ad un rinnovato ‘sapere del sentire’, capace di farci accedere a quel risveglio di coscienze, tanto temuto dai manovratori invisibili. Sapevamo già tutto, ma avevamo bisogno di ricordare. Un’autentica percezione proveniente da altri piani dell’esistenza, guida in questo momento, ogni anima risvegliata verso una nuova coscienza collettiva.

Una piccola parte dell’umanità, già da tempo è sfuggita al controllo: una sorta di errore di fabbricazione che è riuscita ad eludere il ‘controllo qualità’ stando silenziosamente e per lungo tempo sul nastro trasportatore, fino a quando ha scorto la porta di uscita, l’ha oltrepassata e intravedendo il recinto, lo ha bucato.

“Fino a che non diventeranno coscienti del loro potere, non saranno mai capaci di ribellarsi e fino a che non si saranno liberati, non diventeranno mai coscienti del loro potere”

G. ORWELL, 1984

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