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L’albero della Vita tra tradizione e magia

L’albero della Vita tra tradizione e magia

In quell’affascinante paesino dove abitavano anche Sara e Peter, si era soliti festeggiare l’arrivo di una nuova stagione in occasione degli equinozi e dei solstizi, attraverso canti, momenti meditativi e conviviali durante i quali venivano realizzate, in tutto il paesino, bellissime decorazioni.

Equinozi e solstizi decretano infatti l’alternarsi delle stagioni e sono determinati da quattro specifiche posizioni che la Terra assume nel suo moto di rivoluzione attorno al Sole: l’equinozio di primavera segna il passaggio dall’inverno alla primavera, quello d’autunno invece dall’estate all’autunno, mentre il solstizio d’estate decreta il passaggio dalla primavera all’estate e quello d’inverno dall’autunno all’inverno.

Così in quella soleggiata giornata di fine inverno e allo spuntare delle prime gemme sugli alberi, tutti gli abitanti di quel paesino si trovarono per iniziare le decorazioni dell’albero di Pasqua che erano soliti chiamare anche l’Albero della Vita, con l’intento di rendere omaggio, secondo le più antiche tradizioni, all’arrivo della primavera, simbolo di rinascita della natura e di rinnovamento, dopo il lungo e freddo inverno. Un momento di magico risveglio in uno stato di perfetta armonia con l’intero Universo.

Sui rami degli alberi di ciliegio, albicocco o pesco, venivano poste le decorazioni che i bambini avevano preparato durante i pomeriggi d’inverno quando, dopo aver terminato lo studio, si ritrovavano a giocare tutti insieme e davanti all’allegro scoppiettare delle fiamme del camino, si esercitavano nei lavori manuali intagliando il legno per creare uccellini e uova, oppure ritagliando i vari tessuti per comporre coloratissime coccarde e festosi nastrini.

Un’atmosfera gioiosa avvolgeva come un caldo mantello quel magico luogo e anche la natura sembrava partecipare a quel meraviglioso momento di autentica gioia: fiori dai vivacissimi colori riempivano l’aria di un delicato e dolce profumo, il canto festoso degli uccellini, affaccendati a volare tra un ramo e l’altro e intenti a costruire le loro nuove case, piccoli capolavori dell’architettura naturale, riecheggiava lungo tutta la vallata accompagnando il rilassante suono del fruscio dell’acqua che, allo sciogliersi della neve sulle alte montagne, scendeva a valle copiosa lungo i ruscelli, rimbalzando allegramente tra i sassi.

In quel periodo di misteriosa rinascita e rigenerazione della natura, durante il quale si sperimenta un equilibrio tra il giorno e la notte dopo la lunga stagione di freddo e buio, gli abitanti di quel pesino si preparavano ad entrare in una rinnovata frequenza, accordandosi alle nuove vibrazioni che Madre Terra, attraverso i caldi e protettivi raggi del Sole, si accingeva a far risplendere sull’intero creato.

Una rinnovata coscienza che in quel luogo veniva accolta con quella rispettosa saggezza tipica delle anime risvegliate in un perfetto stato di connessione tra l’uomo e la natura dove il concetto di dualità dell’Universo a cui siamo, da sempre, stati abituati a pensare e a credere come vero, svanisce per lasciare il posto all’unità. Una nuova consapevolezza avvolge, in questa meravigliosa stagione di autentico risveglio, chi ha compreso che nulla si svolge al di fuori dell’unità e ciò che si percepisce come duale è semplicemente quella parte di noi che non abbiamo compreso e integrato.

In quel luogo magico, tutti gli abitanti, dal più piccolo al più anziano, possedevano quelle antiche conoscenze animiche, tramandate di generazione in generazione e mai assopite, che gli consentivano di mantenere una perfetta connessione con le energie dei loro corpi sottili e dunque una profonda conoscenza del vero significato della Vita come esperienza utile e importante per l’evoluzione della propria anima.  La vita di ognuno di loro, fin da bambini, era incentrata sulla comprensione del vero senso che pervade l’esistenza su questo piano; mantenendo i loro corpi sani attraverso l’alimentazione, la meditazione, il giusto equilibrio tra il tempo del lavoro e quello del riposo e possedendo le vere conoscenze in ogni ambito, sia scientifico che umanistico e artistico, erano riusciti a vivere nel mondo, pur rimanendone fuori, rendendosi invisibili agli occhi di chi non si accordava a quelle frequenze.

In tal modo ciascuno di loro riusciva a rimanere fedele al proprio progetto animico, facendo di questa esperienza la più bella e serena possibile, finalizzata non solo alla vita su questo piano, ma anche in funzione di quello successivo che veniva vissuto con gioia, consapevoli che nulla finisce, ma tutto continua in una diversa densità e vibrazione.

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